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LA MATERIA CHE SUGGESTIONA
Scritto da Carla Menaldo, Mattino di Padova - 16-03-2010   
Lunedì 15 Marzo 2010 10:44

Dalla scultura alla pittura fino alla fiber art nel cuore di Padova

Galleria Rinascente - Padova, fino al 17 aprile

 

Hanno i colori e le forme dell’Africa le tele di metalli e fibre che scendono dal soffitto e le sculture di tessuto, di curve e nodi rimandano a un “futuro antico”, radicato nell’arte primitiva nei materiali e nelle sfumature, e insieme imbevuto delle avanguardie francesi e tedesche che hanno rivoluzionato l’espressione artistica contemporanea. Un’arte capace di riciclare materiali di scarto, che usa poliestere e fibre ottiche e fa nascere bellezza da ciò che di solito si butta via, attraverso la potenza assoluta della luce, che diventa chiave interpretativa e significante.

Queste le opere di Maria Michela Battistella, fiber artist di Montagnana, una delle quattro artiste protagoniste della mostra Donna… donne. Suggestioni sulla materia aperta fino al 17 aprile alla Galleria La Rinascente di Piazza Garibaldi a Padova.

E nella pittura di Cristina Masiero si aggrumano i rossi, come gorghi di passioni, che sulle sfumature dei neri notturni e profondi diventano movimento  improvviso e ritmato, quasi composto sulle note di un tango. Ma l’arte di Cristina Masiero è anche l’arte tridimensionale che esprime nell’altra sua “pittura”, quella della composizione astratta che esce dalla bidimensionalità e diventa volume, diventa materia negli inserimenti di tessuti, dell’oro, della sabbia.

Lucia Pietrobon, grafica pubblicitaria di Milano, fa delle perle di vetro una passione e un mestiere e si trasferisce a Murano dove resta incantata da quella materia che si trasforma e nel fuoco prende vita, colori, forme. E sotto le sue mani il vetro si mischia ad altre materie, torna a essere materia densa, diventa “perle” capaci di significare bellezza e amore, come per i greci, o simbolo vanesio di femminilità e al contempo di perfezione.

Nella scultura di Sandra Baruzzi, ceramista e scultrice faetina, c’è tutta la filosofia artistica dell’autrice: niente è duraturo come il mutamento. Le opere esposte raccontano un femminile intimo, esplicito eppure lontano dalle connotazioni più direttamente legate alla sessualità, piuttosto intriso di una fragilità che diventa vulnerabilità, pericolo, quasi grido. E i materiali usati sono differenti, quasi a significare i diversi aspetti della donna, dai fogli di giornale che diventano scultura ai veli, agli stracci che sono quasi sudario di dolore e violenza.