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L'UNICA COSA DAVVERO
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CLEUP |
Anno 2004 |
Pagg. 132 |
Euro 12,00 |
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Una volta mi sono trovata a buttare giù una frase, prima dell'era del foglio elettronico, e, dopo averla scritta, sono stata un po' a guardarla nel suo insieme - dall'alto, di lato, col foglio controluce - per cercare di capirla: le cose conservano, molto più degli uomini, la loro appartenenza. Se tra quelle cose ci metto anche la scrittura, allora penso sia per questo che scrivo, soprattutto. Per non perdere appartenenze che, altrimenti, sparirebbero ingoiate da lacune di ricordi, dal tempo, da tutti gli agenti che sbiancano. E scrivere racconti è forse la forma che mi è sembrata più adatta a fotografare vite tempi e stati d’animo con una sorta di necessaria “leggerezza”, lasciandoli vivere quel tanto di cui avevano bisogno. Ma non sono fotografie, sono fotogrammi, sono ognuno parte di un film, e molte volte sfumano uno nell’altro senza che ci sia uno stacco, in una dissolvenza lenta e incolore. Attraverso la scrittura, forse, cerco davvero di conservare tutto, come dentro una scatola di latta in soffitta, molto più di quanto potrei fare come uomo, senza che vadano persi dettagli, e posso entrare in tutte le vite che vorrei vivere, senza disturbare troppo, credo. Scrivo per curiosità, nostalgia, golosità. Per perdonarmi la ricerca ossessiva di qualcosa “altro”. C.M. |
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