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Cinque donne smascherano le prodezze di Casanova
Scritto da Enrico Groppali - Il Giornale   
Lunedì 30 Giugno 2008 00:00

Chi fosse in realtà Casanova e quale fosse il demone che lo spingeva a sedurre, e subito abbandonare, le docili vittime del suo charme rimarrà sempre un mistero. Nonostante poeti come Hofmannsthal, narratori come Schnitzler ed Hermann Hesse e registi come Fellini, abbiano invano tentato di decifrarne l'eclettica personalità. Ma ci voleva Luca De Fusco, uno dei registi più sensibili e colti del teatro italiano, da anni sulle tracce dell'infaticabile libertino, per dar voce e spazio all'altra metà del cielo. Ossia alle dame sofisticate e alle cortigiane spregiudicate, alle monache di piccola virtù e alle ostesse tracotanti che di quelle imprese amatorie furono protagoniste.

Commissionati a cinque scrittrici altrettanti monologhi in cui ogni damigella racconta la propria irripetibile avventura, il regista colloca ogni vittima nel circuito magico di un luogo dove, tra le ampie volute di una cella spalancata sul mare o nel plein air di un dolce declivio che si richiama ai colori pittorici di Salvator Rosa le ragazze sciorinano l'antica gioia dei sensi a edificazione del pubblico che, con ghiotta curiosità, ne assapora le confidenze. Si comincia con Giovanna Di Rauso che tramuta le parole di Carla Menaldo nel sanguinoso refrain di una monaca torturata dall'immagine del libertino e si prosegue con l'incantevole Sara Bertela che, sulla scorta del testo di Benedetta Cibrario, emerge a mezzo busto da una vasca per consegnarci in cronaca differita gli estri e i languori di una passione consunta nel corpo ma mai consumata nell'anima. Per giungere alla gabbia della Charpillon (il testo più debole del mazzo dovuto alla penna frettolosa di Paola Capriolo) che tiene prigioniera la bella Gaia Aprea che compie prodezze canore da gran virtuosa nel suo ruolo obbligato di sepolta viva. Prima di passare al salotto destinato all'effimero tripudio dei sensi dove la maitresse di scienze erotiche Anita Bartoluc-ci ci propone con arte consumata e squisito cinismo il ritratto di Lucrezia, la gran dama immaginata dalla Spaziarli, che nella raffigurazione dell'attrice si muta per incanto nella Marescialla del Ro-senkavalier. E concludere col sapido humour di Marta Richeldi (testo di Mariolina Venezia), la miglior allieva di un genio che si prodigava con lo stesso impeto sia sulla carta che tra le lenzuola.
LE CINQUE STORIE PER CASANOVA - a cura e regia di Luca De Fusco. Festival di Napoli e Teatro Stabile del Veneto, Napoli - Certosa di San Martino, fino al 4 luglio.

 

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